MEDFILM FESTIVAL 2015: MOVIMENTO COME METAFORA DELLA CONDIZIONE UMANA

MEDFILM FESTIVAL PRESENTA PUBBLICATO DA 10 Ottobre 2015MEDFILM FESTIVAL XXI

MEDFILM FESTIVAL
XXI EDIZIONE
6 – 13 NOVEMBRE

La XXI edizione del MedFilm Festival si terrà dal 6 al 13 novembre, presso il Cinema Savoy e il Museo di Arte Contemporanea di Roma (MACRO) con un ricco cartellone di film, incontri di approfondimento, libri ed eventi speciali.

78 film, di cui 51 anteprime italiane, europee ed internazionali, accompagnati da prestigiosi ospiti per raccontare attraverso il cinema l’evoluzione artistica e sociale di un’area geografica su cui sono puntati gli occhi del mondo.

Il Concorso Ufficiale — Premio Amore e Psiche offre una selezione di 10 opere focalizzata sullo sguardo degli immigrati, degli adolescenti, dei ribelli e delle donne spesso protagoniste, in un fertile dialogo tra mito, storia e contemporaneità. STORY OF JUDAS del franco-algerino Rabah Ameur-Zaimeche, racconta di Gesù e della sua passione, attraverso il punto di vista di Giuda, outsider dei martiri della storia antica. L’israeliano MOUNTAIN, dell’esordiente Yaelle Kayam, parte da un luogo mitico come il Monte degli ulivi a Gerusalemme dove sorge il cimitero ebraico, per mettere in scena la profonda presa di coscienza di una giovane madre, la storia è tratteggiata con accenti depalmiani, tra sensualità, voyeurismo e omicidio. Il thriller egiziano EL OTT di Ibrahim El-Batout trova nella mitologia egiziana, e in particolare nel culto del corpo, il controcampo speculare alla barbarie del commercio clandestino di organi. Un appiglio che non hanno i personaggi del libanese AND THE LIVING IS EASY di Lamia Joreige, colti nel passaggio cruciale della primavera araba del 2011, tra l’ipotesi dell’esilio e l’ansia per l’instabilità politica della regione.

Un’instabilità che nel tunisino BIDOUN 2 di Jilani Saadi, ambientato alla vigilia delle prime elezioni democratiche post-rivoluzione, è raccontata nelle forme di uno stralunato road movie senza meta. Le incognite del viaggio sono al centro anche dell’iraniano IMPERMANENT di Amir Azizi, mystery drama polanskiano su una famiglia in procinto di traslocare. Sogno a lungo desiderato, quello di andare via, dalla protagonista del turco UNTIL I LOSE MY BREATH di Emine Emel Balci, che narra il percorso di una giovane operaria di una fabbrica tessile che si trasforma da vittima in carnefice. Restare o partire. Dubbio che condividono i personaggi del racconto di formazione autobiografico PARISIENNE di Danielle Arbid e della commedia palestinese LOVE, THEFT AND OTHER ENTANGLEMENTS di Muayad Alayan.

Il Concorso Internazionale Documentari — Premio Open Eyes propone una selezione di 11 opere in cui passato, presente e (incerto) futuro si intrecciano senza requie in un’area mediterranea che si allarga fino all’Africa sahariana e al Medio Oriente, senza tralasciare l’interno della penisola balcanica. Tra i titoli più importanti, spiccano il libanese MONUMENTUM di Fadi Yeni Turk, viaggio nel tempo tra le statue che ornano le piazze libanesi, egiziane, irachene, tunisine; la coproduzione serbo-danese FLOTEL EUROPA di Vladimir Tomic, composta esclusivamente da materiale di repertorio girato su una nave da crociera che nei primi anni Novanta ospitò a Copenaghen i rifugiati politici provenienti dall’ex Jugoslavia. L’italiano MAGNA GRÆCIA — EUROPA IMPARI, del duo Lamanna/Kerzanet, parte dai fatti di Rosarno per comporre un’opera polifonica che affronta gli argomenti più cruciali della nostra società: le donne, l’immigrazione, il razzismo, la sicurezza, la giustizia. Sempre sul tema dell’immigrazione l’israeliano HOTLINE di Silvina Landsmann, regista già vincitrice tre anni fa del Premio Open Eyes, e il film collettivo francese AND WE WILL THROW THE SEA BEHIND YOU del quartetto Aubry/Gomas/Juillard/Mangeat, che mostra senza facili pietismi storie di migranti in un mondo in movimento che fatica ad accogliere il nuovo, il diverso.

La selezione del Concorso Internazionale — Premio Méthexis presenta un percorso espanso di fremiti ed emozioni, silenzi e attese, immagini che si rivelano nel loro disfarsi, e ci donano un’occasione unica per assaporare opere che ancora non trovano spazio nel circuito distributivo italiano. Venti opere: dai racconti di formazione firmati Nora El Hourch, Ahmed Ibrahim, Behzad Azadi e Dominik Mencej, agli elettrizzanti ibridi docu-fiction di Carlos Essmann, Randa Maroufi, Vadim Dumesh, Jure Pavlović e Luka Popadić, fino alle allucinazioni di Derya Durmaz e Nina Violić, passando per l’approccio melanconico, fragile e brutale al tempo stesso, di Francisco Carvalho, Lotfi Achour, Miki Polonski, Stella Kyriakopoulos, Michele Cadei e Adel Oberto. Al centro, il potere dell’amore e dell’accoglienza che bagna i lavori di Basil Khalil, Hassene Belaïd, Darine Hotait e del collettivo Maajoneh. Tutti aggrappati ad un’idea di futuro che vuole rimettere al centro la natura e l’umana compassione.

Quest’anno il Premio alla Carriera andrà a Ugo Gregoretti, sperimentatore ostinato di cinema e televisione, che verrà omaggiato dal festival con la proiezione di APOLLON — UNA FABBRICA OCCUPATA, cronaca della lunga occupazione della tipografia romana, durata oltre un anno.

Il Premio Koiné andrà alla S.I.M.M. — Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, impegnata a promuovere le attività sanitarie in favore degli immigrati in Italia.

Venti studenti universitari saranno parte attiva della XXI edizione del MedFilm Festival: in collaborazione con le Università di Roma Tre, La Sapienza e la John Cabot University, gli studenti avranno l’opportunità di vivere dall’interno la manifestazione, andando a formare tre giurie parallele ed autonome a quelle ufficiali, una per ciascun concorso (lungometraggi, cortometraggi e documentari) a cui sarà affidato l’importante compito di rintracciare le opere che, con maggiore lucidità e compiutezza, avranno saputo comunicare i temi proposti dal festival.

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